Da visitare - Il Cammino di Tindari

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Da visitare

MOJO ALCANTARA (ME)
Un breve video girato da Emanuele Trepepi

A Mojo Alcantara, luogo di partenza della prima tappa, potete soffermarvi per la sera in un B&B convenzionato, fare una giretto nel villaggio che è davvero piccolissimo, circa 700 abitanti, visitare il SS. CROCIFISSO, pregevole opera di Frate Umile da Petralia, nella Chiesa Madre, il Museo della Civiltà contadina e, se volete allenarvi un pò, potete percorrere il sentiero che porta sulla cima del Monte Mojo. Si tratta del cono di un vulcano spento, l'unico che si trova fuori dal complesso vulcanico dell'Etna e al di là del fiume Alcantara che ne delimita a nord le ultime propaggini. Una volta in cima potrete godere di una bellissima visuale dell'Etna e dell'intera valle dell'Alcantara con tutti i suoi storici insediamenti urbani: S. Domenica Vittoria, Randazzo, Castiglione di Sicilia e le sue frazioni, Mojo, Malvagna e Motta Camastra.
MALVAGNA (ME)


Lungo la strada tra Mojo e Malvagna, se fate una piccola variante soltando a dstra subito dopo un grande edificio isolato rosa (si tratta di un antico palmento di propietà del Comune, restaurato parzialmente dal Parco Fluviale dell'Alcantra ma non ancora visitabile), alla fine del rettilineo vi trovate di fronte al cartello della Cuba. Il cancello è generalmente aperto perché si tratta di una proprietà privata, sul cartello c'è comunque il numero di telefono al quale rivolgersi per la visita. Si tratta di un edificio di risalente al dominio dell'Impero Romano d'Oriente (sec. VI-VIII d.C.) ed è una delle poche tracce della presenza dei bizantini in Italia. La costruzione è a croce greca con pianta quadrata, cupola, ambiente centrale e con tre absidi (infatti è identificata come cellae Trichorae) per permettere i riti ortodossi infatti l'abside posteriore ha una apertura rivolta a oriente affinché, durante la veglia pasquale la luce della luna piena entri nell'edificio dando inizio alla Pasqua. Altre informazioni sul sito dedicato curato dal Prof. Antonino Portaro.
Arrivati a Malvagna, dopo aver attraversato un antico arco alla fine della piazza principale, e dopo aver superato le ultime case potrete vedere, sulla sinistra, i ruderi del Convento dei Frati Minori, eletto tra i luoghi del cuore del F.A.I.. Purtroppo, al momento, il Convento di S. Giuseppe non è visitabile poiché necessita di un profondo restauro, ma se avete un pò di tempo, percorrete la strada ciottolata che vedete accanto alla fontana per raggiungere la collinetta dove si trova l'Abbazia con intorno il parco suburbano dedicato ad Angelo D'Arrigo. Girando intorno all'edificio troverete una bella piazzetta antistante la chiesa annessa al convento.
Subito dopo il Convento vi ritrovate sulla piazza del Cimitero. Proseguendo ancora, prima di svoltare a destra dietro il Cimitero, sulla sinistra prendete uno sterrato e, dopo qualche centianaio di metri vedrete la piccola chiesa di S. Marco risalente al 1500, oggetto, fino a pochi anni fa di pellegrinaggio nel giorni dell'Assunta. Purtroppo anch'essa e ridotta a poco più di un rudere ma, all'interno, potete vedere i resti di alcuni affreschi.
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MONTALBANO ELICONA, BOSCO DI MALABOTTA E MEGALITI DELL'ARGIMUSCO
MALABOTTA

È un bosco secolare di altissimo valore ecologico, naturalistico, faunistico e ambientale ed è uno dei boschi più antichi della Sicilia. Geomorfologicamente vanta un’eccezionale diversità ambientale passando da sedimenti argillosi a rocce calcaree.  Diversi costoni e dislivelli punteggiano il bosco di alture come Pizzo Castelluzzo, Serra Castagna, Pizzo Daniele e Pizzo Galera. Malabotta è un ecosistema composto di piante di età pluricentenaria, tra cui i “Patriarchi del Bosco” querce secolari con fusti di oltre due metri di diametro. Inoltre la vegetazione è composta anche da cerri, faggi, castagni, agrifoglio, leccio e diverse altre specie. Il sottobosco passa da ambienti umidi, alla prateria letteralmente ricoperta nel periodo primaverile dalla Peonia Selvatica (Paeonia officinalis), ad ambienti più secchi e rupestri, dove crescono il biancospino, la rosa selvatica, lo sparzio spinoso e altre specie arbustive (da www.malabotta.com)
Mappa della Riserva Naturale Orientata del Bosco di Malabotta
MEGALITI DELL'ARGIMUSCO

L'altipiano dell'Argimusco è un sito naturalistico ed archeologico formato da gigantesche rocce antiche milioni di anni che sono caratterizzate da particolari forme zoomorfe e antropomorfe

Lungo il sentiero (circa 800 metri) potete ammirare sulla sinistra prima i due simboli, il maschile e il femminino, poi, più avanti il Sacerdote e quindi, sulla destra la grande Aquila, rivolta a sud verso l'Etna. Girandovi alle vostre spalle, noterete due grandi Menhir con, in mezzo, uno spazio denominato il varco del Leone. Sulla sinistra riconoscerete il profilo della Dea orante, così chiamato perché ricorda una donna in preghiera. Su questo stesso megalite, salendo da dietro troverete una vasca scavata nella roccia arenaria. Leggenda dice che Federico III d'Aragona, il cui medico-alchimista che si chiamava Arnau da Vilanova, quando Federico si trovava a Montalbano, a seconda delle congiunzioni astrali, gli ordinava delle abluzioni nella vasca, anche con la presenza di sanguisughe per effettuare dei salassi.
MONTALBANO

Montalbano fa parte del circuito dei borghi più belli d'Italia ed è stata proclamata Borgo dei borghi nel 2015. Come già ricordato descrivendo le rocche dell'Argimusco, il suo castello fu fatto edificare e scelto da Federico III d'Aragona come sede estiva del suo regno, come testimoniato dai numerosi documenti siglati e inviati da Montalbano, tra i quali uno del 16 luglio 1308, con il quale Federico risponde a Giacomo II che gli propone una tregua con Roberto duca di Calabria (da “La Scoperta dell’Argimusco” di Paul Devins).

Intorno e dentro il castello, nel periodo di Ferragosto, si svolge la festa aragonese con il corteo medievale, in ricordo dell'arrivo di Federico III in paese.
Oltre il Santuario di Maria SS. della Divina Provvidenza a Montalbano ci sono altre cinque chiese: "A Matrici", Basilica Minore di Santa Maria Assunta, San Nicolò Vescovo (1648), la Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria (1344), XII - XIII secolo, la Chiesa di San Michele XII sec. (ruderi),  e la Chiesa dello Spirito Santo (1310).
 
Da non perdere, oltre al Castello e le chiese, una tranquilla passeggiata dentro il borgo medievale prima di fermarsi ad assaggiare i famosi dolcetti alle nocciole in uno dei bar del paese.





TYNDARIS

La città (in greco antico: Τύνδαρις, Týndaris) venne fondata da Dionisio I di Siracusa nel 396 a.C. come colonia di mercenari siracusani che avevano partecipato alla guerra contro Cartagine, nel territorio della città sicula di Abacaenum (Tripi), e prese il nome di Tyndaris, in onore di Tindaro, re di Sparta e sposo di Leda, padre putativo di Elena e dei Dioscuri, Castore e Polluce.
Durante la prima guerra punica, sotto il controllo di Gerone II di Siracusa, fu base navale cartaginese, e nelle sue acque si combatté nel 257 a.C. la battaglia di Tindari, nella quale la flotta romana, guidata dal console Aulo Atilio Calatino, mise in fuga quella cartaginese.
Con Siracusa passò in seguito nell'orbita romana e fu base navale di Sesto Pompeo. Presa da Augusto nel 36 a.C., che vi dedusse la colonia romana di Colonia Augusta Tyndaritanorum, una delle cinque della Sicilia, Cicerone la citò come nobilissima civitas.
Nel I secolo d.C. subì le conseguenze di una grande frana, mentre nel IV secolo fu soggetta a due distruttivi terremoti.
Sede vescovile, venne conquistata dai Bizantini nel 535 e cadde nell'836, nelle mani degli Arabi dai quali venne distrutta.

    
RISERVA NATURALE ORIENTATA DEI LAGHETTI DI MARINELLO

Istituita il 10 dicembre 1998 con Decreto dell'Assessore al Territorio e Ambiente della Regione Sicilia la Riserva si estende su un territorio di circa 410 ettari tutti ricadenti nel Comune di Patti. In essa si ritrovano aspetti di vegetazione tipicamente marine e quelli di acque salmastre, dei suoli salsi, delle dune, dei greti delle fiumare e infine alle associazioni rupestri e della macchia mediterranea. Di interesse non comune è il rinvenimento di un raggruppamento a Scirpus litorales e Cyperus distachyos. Percorrendo il Sentiero Coda di Volpe che degrada velocemente fino al mare possiamo ammirare le dune di sabbia della laguna, in continuo cambiamento per il lavorio delle correnti. Nei laghetti salmastri si è rilevata la presenza di una specie di crostacei, la Phyllopodopsyllus pauli, presente solo in queste acque che sono anche luogo di sosta di diversi uccelli migratori.



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Scorcio dei laghetti di Marinello
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